Eros & Thanatos [VM]

in tema di trasposizioni...

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    Attorney at lawl

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    Da non credere. Questa merda d’un bidone ci ha lasciati in mezzo alla campagna, sotto il temporale, nei pressi d’un casacchione stile vittoriano che se, appunto, volessi raccontarvi una roba horrorifica definirei “maniero”. Ma per me sta bene “casacchione” e quindi pure per voi. Lei s’è vestita velosa e trasparente, come sempre d’estate. Dai suoi lunghi capelli dorati scendono perle di pioggia. È contenta. Ti pareva. Appena visto il casacchione l’ha puntato come una scheggia. Mi ha afferrato un polso come solo lei sa fare e siamo partiti alla bersagliera. Oltrepassando il cancello, ovviamente mezzo rotto e rugginoso, mi sono reso conto di quello che stavamo facendo. Mentre agitava il battente scrollandosi la testa e facendo girare a elica i capelli contro il mio viso ho capito che ci imbracavamo in qualcosa di male. Sì, di male. Ma è tardi. Che poi, detto tra noi, tra male e bene c’avete mai capito niente? La porta si è aperta come se ci stessero aspettando. Un gran pezzo di figa, scusate la finezza, ma ci vuole. Diversa dal pezzo al quale mi accompagno io. Una tizia corvina e altezzosa. Vestita di bianco, truccata a festa. Per cosa in un casacchione di campagna? Di feste all’interno non c’è traccia. Dopo qualche rapido convenevole, come in ogni simile occasione letteraria, ci ha piazzati davanti al fuoco. E per rendere il tutto inquietante, ha preso a fissarci. Senza fiatare. Al limite sospira, ma non vorrei che sia solo una mia impressione. Sono impressionabile. Va da sé che il temporale, come ogni degno temporale, ha fatto saltare la corrente. Sicché si staziona. E dagli sguardi bagnati, i nostri, e umidi, i suoi, si percepisce che forse la festa c’è davvero. Mordicchiandosi il labbro si trattiene dal dire qualcosa. Quando ci siamo presentati si è definita Jane, ma non è più straniera di mia nonna. A prima vista, è una pazza ninfomane. Posso sempre sbagliarmi eh, vedremo. La mia pazza ninfomane, invece, si chiama Chiara. Almeno questo è quello che dovete sapere voi. Ed è proprio Chiara a parlarle, fregandole il turno di parola proprio un istante prima che si decidesse, tradendosi con una presa di fiato più lunghetta.

    “Sei qui tutta sola?”.

    “Pensi che io abbia paura?”, abbina alla risposta un risolino isterico.

    “No… Paura di cosa? Era solo per sapere”.

    “Beh, paura degli omicidi che ci sono stati ultimamente. Li avrete sentiti no? Un sacco di giovani coppiette. Roba da brivido. Avete visto, anzi no – ride – scusate, letto dei dettagli? Mamma mia…”, e ammicca.

    “Veramente noi seguiamo poco la cronaca”, qui intervengo io.

    Certo che ne abbiamo sentito parlare. Dove cazzo stiamo andando a parare? Il discorso non mi piace per nulla.”

    “Ah, anche tu sai parlare allora!”.

    Che stronza. Inizia a piacermi.

    “Comunque non sono sola, no”, e a condimento della rivelazione, la scala inizia a scricchiolare sotto il peso di un marcantonio in frac. Avete letto bene, in frac. Messer Cazzone è una sorta di gigante dall’aria ruvida e direi quasi cattiva, un po’ come quei bastardi tronisti malrasati delle trasmissioni strappa-palle. Cinge affettuosamente la sua Jane con tutto lo schienale dell’antica sedia e si presenta. Sì, non lo dite, lasciatelo scrivere a me. James, ecco, l’avete letto. Siamo alle comiche.

    “La loro macchina è ferma qui davanti caro, gli ho spiegato che siamo isolati”.

    “Hanno anche constatato che i cellulari in questa zona non prendono?”.

    “Penso di sì, caro. Altrimenti forse non avrebbero bussato a una casa come questa.”, lui ride gaglioffo. Lei sogghigna malandrina.

    “Stavamo parlando degli omicidi di coppiette, quegli orrendi delitti. Non ne sanno niente caro, ci crederesti?”.

    “Ah sì? Pensa tu, cara”.

    “Non temono il mostro, caro”.

    “I mostri, cara, secondo me, te l’ho detto, sono almeno in due. Ne sono sicuro”.

    “Ahaha, è vero. E’ la tua teoria. Ma dovrebbero dar loro un nome”.

    “Certo che dovrebbero, ma ci vuole fantasia, mica possono chiamarli James&Jane?”.

    Mentre i due figuri tirano su il loro teatrino dello spavento io fisso la mia dannatissima e pazza Chiara, che si sta divertendo un mondo. Ora è quasi asciutta, ma l’aderenza dei suoi abiti rimane lì, in bella vista. Ricorda un personaggio di Milo Manara. Lentiggini, nasino e occhioni. Si è poggiata l’indice sulle labbra, sgrana le palpebre come una bimba al luna-park, e fissa i nostri gentilissimi ospiti. La sua sensualità è proprio particolare. Del candore si accorgono anche i due squinternati, come lupi famelici. Lei sembra incurante, ma io no. Il sentore che possa finire davvero male si fa sempre più forte. Mi tocca iniziare a valutare la mole del tipo, mica da poco. Un vero colosso. Con lui, poco da discutere. Si muove nella mia direzione fino a piazzarsi dietro di me. Che cazzo, pensate che sia sgarbato se mi giro ogni tanto a controllare che fa? Beh, pensatelo ma io mi giro eccome, e ogni volta lui ridacchia compiaciuto. Bello stronzo pure lui. Per lunghi secondi vige la regola del silenzio, poi la pazzia di Chiara prende, chiaramente verrebbe da dire, perdonatemi il gioco di parole ma dovete capire lo stress, il sopravvento.

    “Scopiamo?”.

    Ora, io non so nella vostra vita con che donne vi siate accompagnati, o che donne siate, ma lei è così. Inesorabilmente tale, spericolatamente tale, precipitosamente tale. Jane, mi verrebbe da metterlo in corsivo il nome, tira fuori un sorriso spacca-fluoro e si alza, prendendo Chiara per mano e accompagnandola al piano di sopra. Mi giro per l’ennesima volta verso James, supponendo che anche noi siamo invitati a seguire. Dobbiamo salire per mano? No, eh? Per fortuna mi dice di andare, lui deve prendere qualcosa poi salirà. Eppure non mi sembra tipo da preservativo. Mah. Andiamo, il dado è tratto. Quando entro nella camera le due sono sul letto e la bruna bacia i seni dell’altra, avidamente, l’impressione è che voglia suggere un po’ della sua pazzia. Come se non ne avesse già abbastanza lei. Poi scende sempre più giù e si culla sul suo ventre e quindi dentro. Chiara ansima e mi guarda come a chiedermi scusa, ma con un sorriso che dice l’opposto. Discrepanze. Per questo la amo. Ancora una volta mi toccherà scusarla, ho capito. Dio santo. Di colpo James mi abbraccia da dietro, senza scricchiolii premonitori questa volta. Mi bacia il collo. Le sue braccia pitoniche sono davvero una morsa. Se state sperando per me che sia l’unica cosa pitonica, siete volgari, ma tant’è. Mi rigira come una bambola e mi ficca la lingua in gola. Non posso che ricambiare. Sarà l’ultima volta che mi capita? La finiremo qui? Cosa sono arrivato a fare per passione, Chiara… Dove ci hai spinti con i tuoi desideri e la tua pura e candida follia? Mi toglie la camicia e sento sulla schiena il “qualcosa”. È uno stiletto, una roba del genere. Mi chiede se gradisco. Stronzissimo. E pure lui inizia a piacermi, devo ammetterlo. Gli poggio una mano sull’inguine, gradisce anche lui. Intanto le ricerche all’interno di Chiara devono essere terminate perché le due belle si uniscono all’abbraccio. Ci spostiamo goffamente sul letto, che con la schiena sento umido di Chiara e a breve anche di altro. Ci incrociamo, lui passa la sua lama sulla gola della mia bella, Jane ride come un’aquila, mi sussurra in un orecchio. Cosa? Mi chiede quanta paura io abbia. Tanta. Tantissima. Glielo dico senza pudore, ad alta voce. e mi consola con un satanico bacio sotto cintura. Chiara sta facendo lo stesso con il Colosso di Rodi. Intanto le due si tengono per mano. Ma ho mentito, ormai non ho più paura. So già quello che sta per accadere. Mi sono rassegnato. Sarà così e non saprò mai dirmi, e dirvi, oppure no se ne sia valsa la pena. Un dèjà vu. Valsa la pena. Tutte queste volte. Nel momento del piacere di lui, sbandierato da piccole convulsioni seminanti il viso, le labbra e la bocca di Chiara, alle quali si associa una convulsione più importante, si gioca il tutto. Lei gli ha reciso un tendine d’Achille con il suo stesso stiletto, lestamente sottratto. Lui non comprende come mai la recita si sia fatta realtà, urla e cade all’indietro, attartarugandosi meschino e sanguinoso sul suo letto. Accompagno la mia eiaculazione con le mani strette intorno alla gola di Jane. Il seme fuoriesce dalla bocca e si sparge sui suoi seni immacolati, mentre soffoca. Il resto che ve lo racconto a fare, è solo morte. Sì due assassini. Ancora una volta sono stato impotente nella mia potenza.

    Ancora una volta l’ho assecondata, nell’amore, nella morte.

    Ancora una volta sono stato suo, di Chiara, così oscura.

    Due pazzi.

    Eros&Thanatos

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    Vi pregherei di darci un parere su questo testo e la relativa trasposizione in tavole (visualizzabile nello spoiler qua sopra). Diteci se vi è piaciuto, se sì cosa o viceversa, ciò che vi ha dato noia. Grazie,

    Gli autori.
     
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    L'ho letto velocemente ma ho troppo mal di testa.
    Me lo rileggerò dopo e dirò quello che penso in maniera Kattiva. La K è in omaggio agli autori.

    Però più che altro mi serve sapere cosa realmente volete fare. Un fumetto? Per poter esprimere un giudizio consapevole.
     
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  3. Knaves1
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    CITAZIONE (sigfried @ 28/7/2015, 17:51) 
    L'ho letto velocemente ma ho troppo mal di testa.
    Me lo rileggerò dopo e dirò quello che penso in maniera Kattiva. La K è in omaggio agli autori.

    Però più che altro mi serve sapere cosa realmente volete fare. Un fumetto? Per poter esprimere un giudizio consapevole.

    Sì Sig. una collaborazione K&K, io scrivo il mio socio disegna. Si accettano anche giudizi negativi, meglio se motivati.
     
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  4. Mefy
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    Io non vedo i disegni, ma li dovrei avere da qualche parte sulla memoria esterna (ghgh).

    [Ma Amèlie?]
     
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  5. FedeH«
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    avrete successo :D
     
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  6. Franz~
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    Nemmeno io vedo le immagini.
     
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    Io le vedo pure da telefono, è strano...
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    Amèlie sta benissimo Mef, ha uno spirito indomabile ma parecchio audace. Non le piace portare saluti ma ti pensa sempre.
     
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6 replies since 28/7/2015, 16:26   116 views
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